Disturbi Alimentari Milano
L’assunzione di cibo è il gesto fondamentale che l’essere umano deve compiere per la sua sussistenza.
Disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia sono sempre più presenti nel nostro mondo moderno.
Disturbi alimentari come l’anoressia o la bulimia sono sempre più presenti nel nostro mondo moderno.
La dimensione affettiva
Disturbi alimentari come l’anoressia nervorsa o la bulimia sono sempre più presenti nel nostro mondo moderno, e alla porta degli psicoterapeuti si presentano sempre più donne e uomini che presentano disturbi che si fossilizzano ed agiscono proprio sulla loro sfera alimentare, disturbandone il percorso sereno.
L’assunzione di cibo è il gesto fondamentale che l’essere umano deve compiere per la sua sussistenza.
Come ci insegna la psicoanalisi, i disturbi psichici rappresentano simbolicamente, attraverso i blocchi e i comportamenti apparentemente ingiustificati, una rappresentazione del malessere.
Come ha fatto notare Recalcati, che in psicoanalisi si è occupato in particolare proprio di disturbi alimentari, la sfera del cibo rappresenta simbolicamente la dimensione affettiva.
Possiamo rileggere dunque nei disturbi alimentari un disagio della sfera affettiva, manifesto in due estremi opposti.
Da un lato, la volontà anoressica di lasciarsi sparire, di rifiutare il cibo, l’incapacità di ottenere sostentamento, la fatica nell’assunzione del cibo, che rappresenta una rinuncia alla vita. Un amore che non c’è stato, o che è stato sofferto e ci ha nauseato, si traduce nella nausea verso la vita stessa: il rifiuto del cibo o l’incapacità di assumerlo.
Dall’altro, il disturbo opposto: un bisogno estremo di un amore che non c’è, ci porta a desiderare il cibo fino all’ossessività, quasi a volerlo immagazzinare il più possibile, per garantire ciò che la vita non ci ha dato.
Per questo, il disturbo bulimico è caratterizzato da momenti di fame improvvisa, atti a compensare simbolicamente quel vuoto affettivo che abbiamo, alternati da periodi di astensione. Un rapporto disturbato col cibo che però deriva da un trauma ben preciso che si colloca nella nostra esperienza affettiva.
Il rifiuto anoressico del cibo e la sua ricerca bulimica sono due aspetti estremi della vasta gamma di disturbi alimentari.
L’assunzione di cibo è il gesto fondamentale che l’essere umano deve compiere per la sua sussistenza.
Come ci insegna la psicoanalisi, i disturbi psichici rappresentano simbolicamente, attraverso i blocchi e i comportamenti apparentemente ingiustificati, una rappresentazione del malessere.
Come ha fatto notare Recalcati, che in psicoanalisi si è occupato in particolare proprio di disturbi alimentari, la sfera del cibo rappresenta simbolicamente la dimensione affettiva.
Possiamo rileggere dunque nei disturbi alimentari un disagio della sfera affettiva, manifesto in due estremi opposti.
Da un lato, la volontà anoressica di lasciarsi sparire, di rifiutare il cibo, l’incapacità di ottenere sostentamento, la fatica nell’assunzione del cibo, che rappresenta una rinuncia alla vita. Un amore che non c’è stato, o che è stato sofferto e ci ha nauseato, si traduce nella nausea verso la vita stessa: il rifiuto del cibo o l’incapacità di assumerlo.
Dall’altro, il disturbo opposto: un bisogno estremo di un amore che non c’è, ci porta a desiderare il cibo fino all’ossessività, quasi a volerlo immagazzinare il più possibile, per garantire ciò che la vita non ci ha dato.
Per questo, il disturbo bulimico è caratterizzato da momenti di fame improvvisa, atti a compensare simbolicamente quel vuoto affettivo che abbiamo, alternati da periodi di astensione. Un rapporto disturbato col cibo che però deriva da un trauma ben preciso che si colloca nella nostra esperienza affettiva.
Il rifiuto anoressico del cibo e la sua ricerca bulimica sono due aspetti estremi della vasta gamma di disturbi alimentari.