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Ipnosi Clinica e Psicoterapia Ipnotica Milano

L’ipnosi Clinica è uno strumento fondamentale nel mondo psicoterapeutico, e può accompagnare i pazienti in forme e modi diversi, durante le sedute, con il nome di ipnosi psicoterapica.

Ipnosi Clinica Milano

È importante distinguere sempre i diversi campi d’uso di questa antica pratica: l’ipnosi in ambito clinico è naturalmente non associabile all’ipnosi da palcoscenico.

Nel caso della psicoterapia, l’ipnosi diventa una tecnica che induce un profondo rilassamento accompagnato da una concentrazione focalizzata su un particolare elemento. È un momento in cui la mente viene accresciuta mnemonicamente e lascia andare le proprie tendenze logico-critiche per dare spazio alle risorse immaginative, fonti di prospettive diverse e più profonde del nostro vissuto.

Ogni persona dà vita a un diverso tipo di trance grazie alla sua unicità.
Tutte le influenze delle cose sugli esseri trovano una corrispondenza reciproca nell’influenza degli esseri sulle cose.
Franz Anton Mesmer

L’evoluzione dell’ipnosi nel tempo

Si può dire che l’ipnosi sia la forma più antica di psicoterapia. Il termine che la identifica deriva dal greco hypnos (sonno), ma le sue origini risalgono a tempi di gran lunga precedenti.

​Nel periodo preistorico venivano utilizzate pratiche simili all’ipnosi per accrescere la fede nel misticismo e nella magia.  Testimonianze successive ci confermano che, in ogni angolo del globo, musica, canti e suoni siano stati sfruttati da sciamani, stregoni o uomini di scienza nel corso dei rituali religiosi. Indiani d’America, indigeni amazzonici e australiani, popolazioni celtiche e germaniche, asiatiche e non: in molti ritenevano l’ipnosi capace di scatenare visioni, di innalzare lo spirito e di guarire da malattie ancora sconosciute.

La valenza terapeutica di questa pratica, quindi, era insita nei riti di molte culture antiche, basati sulla modulazione degli stati di coscienza; ne sono un esempio, nei secoli successivi, le credenze egizie e romane, confluite poi nei riti di Asclepio. Con l’avvento del Cristianesimo, soprattutto in Europa, questa componente terapeutica e spirituale si è spenta, ma nel resto del mondo i riti ipnotici sono sopravvissuti con grande costanza per centinaia di anni.

​L’ipnosi, insomma, era uno strumento fondamentale nella medicina antica. L’oblio in cui cadde per molti secoli, soprattutto nell’emisfero occidentale, non impedì la sua riscoperta nella metà del Settecento da parte di Franz Anton Mesmer, medico tedesco che operò in Germania e Austria.

 L’avvento dell’ipnosi nella psicoterapia 

All’epoca di Mesmer, la psicologia non era riconosciuta come scienza e, ovviamente, neanche l’ipnosi. Il medico tedesco credeva che ci fosse un “flusso magnetico” che attraversava i corpi, umani e astrali, spesso soggetto a intoppi, risolvibili grazie a tecniche specifiche. Una di queste tecniche consisteva nell’applicazione di magneti sul corpo, i quali, incanalando il flusso, avrebbero dovuto causare una sorta di “crisi” di carattere ipnotico finalizzata alla risoluzione della malattia del paziente.

Dopo Mesmer un suo discepolo, Puységur, puntò all’addestramento di altri magnetisti e all’istituzione della Société harmonique des amis réunis. Secondo Puységur, magnetizzare il paziente avrebbe causato uno stato ipnotico, di sonno vigile, grazie al quale egli sarebbe stato in grado di identificare i propri disturbi, prevedendone il corso e prescrivendosi il trattamento più adatto.

​Nel 1814 il medico inglese James Braid coniò il termine ipnotismo e, dopo aver rifiutato la teoria del flusso magnetico di Mesmer, ne formulò una nuova basata sulla fisiologia del cervello.
La vera origine ed essenza della condizione ipnotica è l’induzione di un’abitudine o concentrazione mentale in cui, come nelle fantasticherie o nell’astrazione spontanea, i poteri della mente sono così assorbiti da un’unica idea per rendere indifferentemente consapevole di tutte le altre idee ed impressioni.
James Braid
​Dopo la Germania e l’Inghilterra, venne il turno della Francia nel dare il suo contributo alle ricerche sull’ipnosi e lo fece tramite Pierre Janet, precursore della moderna psicologia dinamica. Furono i suoi studi sui fenomeni dissociativi e il trauma che diedero i loro frutti in questa direzione.

Il suo saggio L’automatisme psychologique (1889) descrive una serie di comportamenti fisici e mentali di cui il soggetto ha una consapevolezza nulla o parziale: si tratta della condizione dissociativa che comprende, tra le sue forme, anche lo stato ipnotico.

L’idea di Janet era che ci fossero alcune manifestazioni di automatismo psicologico riconducibili alle cosiddette “idee fisse subconscie”, cioè pensieri e/o ricordi legati a un avvenimento traumatico, poi divenuto subconscio e sostituito da sintomi.

Janet credeva che tale idea subconscia dovesse essere ricercata tramite metodi d’indagine obiettivi e, a parte i sogni che potevano dare qualche indizio, predilesse proprio l’ipnosi per raggiungere questo scopo.

L’andamento “carsico” che l’ipnosi assunse in psicologia clinica contribuì alla sua scomparsa dall’orizzonte terapeutico per tutta la prima metà del Novecento.

Nell’età moderna, il primo ad applicare l’ipnosi in ambito clinico, ad elevarla a strumento prediletto del suo metodo psicoterapeutico, conferendole la coccarda di pratica scientifica, fu Milton Erickson. Con lui viene abbandonata l’ipnosi direttiva a favore di un metodo diverso. Il suo è un approccio naturale, colloquiale, che utilizza la narrazione, il paradosso, la metafora per creare il contatto con la mente del paziente.

​Il terapeuta, seguendo questo criterio, presta particolare attenzione all’inconscio come sede di tutti i possibili cambiamenti verso il benessere.

Tipologie d’ipnosi e applicazione in psicoterapia 

In linea generale, l’ipnosi è definibile come uno stato alterato di coscienza tramite cui è più facile accedere all’inconscio. Tuttavia, in base al luogo e all’obiettivo per cui viene utilizzata, possiamo individuare diverse tipologie di ipnosi:


  • Contesto di intrattenimento: viene usata quella che abbiamo definito “ipnosi da palcoscenico”, veloce e superficiale.
  • Contesto clinico medico: predilige la rapidità ma, al tempo stesso, prevede l’induzione di uno stato ipnotico profondo, che viene utilizzato in casi di emergenza (in sala operatoria o in pronto soccorso).
  • Contesto clinico psicoterapico: in questo caso l’ipnosi è più lenta ed è parte a tutti gli effetti del processo di psicoterapia.


In quest’ultimo campo, la tecnica più usata è quella che ricorre alla parola come unico strumento di interazione tra paziente e terapeuta; una parola che produce un rilassamento graduale, che consente l’eliminazione dei meccanismi di critica e giudizio, che favorisce l’attivazione di immagini metaforiche. In questo modo, durante la psicoterapia, possiamo lavorare su molti disturbi come:


  • ansia e depressione (non cronica però)
  • gestione del dolore
  • disturbi del sonno
  • disturbi alimentari
  • fobie
  • attacchi di panico
  • dipendenze

Come suggeriva Erickson, l’ipnosi ci dà accesso immediato all’inconscio e ci consente, rispolverando il passato, di scoprire nuove fonti di energia, celate in profondità. L’ipnosi è, insomma, un meccanismo capace di farci  vivere finalmente a pieno grazie al rinforzo dell’Io e al superamento dei traumi, molto simile alla mindfulness.

I tipi di ipnosi che pratico con maggiore frequenza sono l’ipnosi regressiva, che permette di rievocare fatti del passato al fine di modificarne l’influenza sulla vita del paziente e l’ipnosi metaforica, che per parlare con l’inconscio utilizza il suo stesso linguaggio. A questi due capisaldi associo, in caso di necessità, la terapia immaginativa (un’ipnosi leggera, che induce a una specie di “sogno guidato”), l’ipnosi ideomotoria (che permette di dialogare con l’inconscio per ottenerne risposte) e l’ipnosi in preparazione al parto.

​In ogni caso, le forme assunte dall’ipnosi possono essere illimitate, come illimitati sono i bisogni, i vissuti e le unicità di ogni paziente.

Il cervello coinvolto nell’ipnosi

​Le capacità attentive delle persone influenzano notevolmente l’attivazione neurofisiologica di ogni individuo.

​Il benessere percepito durante lo stato ipnotico è dovuto alla maggior interazione tra i due emisferi e fra la zona corticale e subcorticale
.

L’avvenuta modifica del funzionamento celebrale influenza sia la consapevolezza dei meccanismi interni sia la percezione dell’ambiente circostante. È per questo che durante la psicoterapia il paziente ha la possibilità di vivere esperienze che lo cambieranno profondamente.

Posso davvero essere ipnotizzato?

Secondo l’ipnosi ericksoniana sono tutti ipnotizzabili, anche se a livelli diversi.
Nel contesto psicoterapico non si richiede un livello profondo di ipnosi per ottenere risultati e si potrebbero riscontrare benefici anche in soggetti che normalmente non sono soliti riuscire nel rilassamento quotidiano.

È certo che molto dipenderà anche dai fini dell’ipnosi e dal tipo di induzione praticata.

Esistono, tuttavia, dei metodi convenzionali per misurare il grado di coinvolgimento nell’ipnosi di ogni singolo individuo; uno di questi è la misurazione Standford, capace di indicare quale profondità ipnotica possa essere conquistata dal paziente.
Contattami sulla mia email funarob@yahoo.it o 3355201126 per qualsiasi informazione di cui hai bisogno sull'ipnosi.

PARLIAMO   

Studio di Psicologia a Milano
​Dr. Barbara Funaro
Viale Premuda 10                          
20129 Milano  

3355201126  
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2022 © www.barbarafunaropsicologa.it  - Dr. Barbara Funaro Psicologa  Milano Psicoterapeuta
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