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Le Varie Scuole Di Psicoanalisi

La psicoanalisi nasce storicamente prima ancora delle stesse psicoterapie, e rappresenta un metodo di indagine psicologica che è più di una semplice psicoterapia.

La psicoanalisi

Dopo la mia laurea in psicologia clinica ho conseguito presso l'Università Vita-Salute San Raffaele la Specializzazione in Psicoterapia presso SPP (Scuola di Psicoterapia Psicoanalitica).

La psicoanalisi nasce storicamente prima ancora delle stesse psicoterapie, e rappresenta un metodo di indagine psicologica che è più di una semplice psicoterapia.

La psicoanalisi può certamente essere terapeutica, ma rappresenta soprattutto un percorso di crescita personale, di riscoperta di sé e di disvelamento del proprio vero essere.

Questo percorso naturalmente intreccia la sottile questione della patologia. La sofferenza, il disagio psichico e le difficoltà della nostra vita quotidiana sono il centro dell’indagine psicoanalitica, perché rivelarle, e soprattutto rivelarne l’eziologia, l’origine traumatica, il momento di frattura del nostro equilibrio psichico che ha dato origine a queste forme di disagio, porta anche alla loro risoluzione.

Finché il trauma rimane sommerso, nascosto, inconscio, agisce su di noi senza che ne siamo consapevoli.

Non appena viene disvelato invece il trauma si “risolve” (si “scioglie”). Non viene cancellato, ma viene riassorbito, torna a far parte di noi non in modo negativo, ma come occasione di crescita.

Nel corso della sua storia la psicoanalisi ha dialogato con numerose discipline, in particolare la filosofia e l’antropologia (lo stesso famoso complesso edipico freudiano deriva da riflessioni antropologiche che lo psicoanalista viennese fa dopo aver letto i saggi di Frazer, che gli ispireranno anche testi come Totem e Tabù), ma si è anche frammentata in numerose scuole differenti.
Durante la mia formazione in psicoanalisi sono entrata in contatto con le principali scuole e teorie psicoanalitiche, per ottenere una formazione più ampia e multidisciplinare possibile, e capace di essere applicata al meglio, di volta in volta, a seconda delle esigenze del paziente.

Psicoanalisi Freudiana

La Psicoanalisi viene fondata da Sigmund Freud, neurologo austriaco, a partire dagli studi che erano stati condotti sull’ipnosi terapeutica da Charcot.

Freud ed il suo collega Josef Breuer osservarono che l’ipnosi era una tecnica in grado di disattivare la sfera cosciente dell’individuo e parlare direttamente all’inconscio, che era dunque anche la dimensione psichica in cui il materiale traumatico viene metaforicamente “rimosso”.

Non potendo però essere eliminato del tutto, esso continua ad influenzare la serenità di vita dell’individuo, anche se questo è inconsapevole di quei ricordi od eventi traumatici che ha cercato di cancellare.

Freud dunque parte dagli studi sull’ipnosi e dall’idea di inconscio, che già aleggiava in Europa da diverso tempo, ed in parte questi studi erano stati anticipati da Pierre Janet, filosofo e poi medico, sull’automatismo psicologico, la dissociazione e il trauma.

Freud supera l’ipnosi, parlando direttamente con la sfera cosciente dell’individuo, e adottando il dialogo per cercare di portare alla sfera cosciente il materiale rimosso dell’inconscio.

Scopre che tutti gli elementi del vivere umano, dalla religione alla mitologia, dalla struttura sociale alla malattia mentale, sono riconducibili a processi inconsci. Per questo Freud inizia un dialogo tra psichiatria, filosofia, antropologia e storia che influenzerà molti aspetti umanistici dell’Europa del tempo.

Quando il suo metodo verrà ufficializzato, molti dei primi psicoanalisti erano proprio filosofi che hanno contribuito enormemente alla teoria psicoanalitica. Lo stesso Otto Rank Theodor Reik erano laureati in filosofia, e Reik venne difeso da Freud quando lo accusarono di applicare una teoria medica pur non essendo un clinico.

Freud infatti, come sosterrà nel suo saggio, Die Frage der Laienanalyse (1926), aveva pensato la psicoanalisi non come una terapia medica, ma come un metodo del tutto nuovo e interdisciplinare, che intrecciasse ampie conoscenze in ogni ambito dell’essere umano per fornirgli un percorso di riscoperta personale, una terapia che non è come un farmaco, ma è una “cura di sé” nel senso che poi intenderà Foucault molti anni dopo, ossia una terapia filosofica profonda: non a caso la psicoanalisi delle origini era chiamata “cura delle parole”.

Un altro aspetto fondamentale che permette alla teoria di Freud di esistere è l’impianto teorico di Schopenhauer che oppone la volontà alla rappresentazione, gli impulsi naturali alle costruzioni sociali, il quale consente a Freud di strutturare un assetto psichico dotato di sfera pulsionale “Es” e di una dimensione invece cosciente “Io”, entrambi mediati da una forza di ordine normativo e sociale chiamata “Super Io”.

Psicologia analitica (Jung)

Tra gli appartenenti al primo circolo freudiano senza dubbio uno dei principali esponenti è stato lo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung.

Inizialmente Jung stabilì una proficua collaborazione con Freud, arrivando ad essere designato da quest’ultimo come suo legittimo erede, oltre che presidente della dell’Associazione psicoanalitica internazionale e direttore della rivista ufficiale della società.

Tuttavia Jung si distaccherà da Freud per fondare la sua personale scuola, definita “psicologia analitica”. I motivi del distacco sono riassunti nel testo “Simboli della trasformazione”, in cui Jung critica a Freud un eccesso di centralità attribuita alla teoria sessuale.

Per Freud infatti, il centro dell’energia psichica dell’individuo è di tipo sessuale, e la sessualità rappresenta fondamentalmente l’origine di tutti i processi psichici, così come una repressione della sessualità rappresentava il motivo principale dell’origine dei traumi.

Ovviamente, in un’epoca come in quella di Freud, in cui la sessualità era evitata e trattata quasi come un tabù, recuperare il corretto rapporto con la propria sessualità portava ad enormi benefici, e non a caso la teoria di Freud venne molto ostracizzata, in quanto considerata scandalosa “pornografia ebraica”.

Jung concorda in parte con Freud ma se ne distacca nella misura in cui concepisce la libido non come una forza esclusivamente sessuale, ma come un’energia psichica generica, in grado anche di produrre creatività, fantasie, arte, poesia, laddove invece queste ultime produzioni erano intese da Freud come sublimazioni della libido, spostamenti rispetto alla qua originaria e primaria direzione sessuale.

Inoltre Jung intreccia i suoi studi con interessi storici, archeologici, filosofici e di antropologia delle religioni. In verità le religioni diventeranno centrali negli studi di Jung, al punto che uno dei più grandi fondatori dell’antropologia religiosa, Mircea Eliade, annovererà Jung tra i suoi maestri.

La religiosità quale forza psichica è per Jung fondamentale, e nella sua teoria esiste una connessione strettissima tra produzioni simboliche, artistiche, religiose e processi e meccanismi psicologici.
Comprendere questo aspetto dell’essere umano ha ovviamente anche riscontri terapeutici importanti.

In tutto questo ragionamento, Jung concepisce la presenza di elementi inconsci condivisi, un inconscio collettivo, strutturato dunque ad archetipi, cioè modelli ideali arcaici e primordiali che, dall’età della pietra a oggi, condizionano l’essere umano in modelli generali.

L’obiettivo di Jung è dunque quello di risalire agli archetipi e di “curarli” con la sua terapia.

Jacques Lacan e il ritorno a Freud

Una delle più importanti riletture della teoria freudiana è stata quella effettuata dallo psichiatra francese Jacques Lacan, il quale imposta il suo insegnamento su una volontà di ritorno a Freud, un recupero delle nozioni originarie.

Lacan ha ripreso e discusso l’intera gamma di concetti freudiani enfatizzando la dimensione filosofica del pensiero di Freud e applicando concetti derivati dallo strutturalismo in linguistica e antropologia al suo sviluppo nel proprio lavoro che avrebbe ulteriormente ampliato impiegando formule dalla logica matematica e dalla topologia.

Prendendo questa nuova direzione e introducendo innovazioni controverse nella pratica clinica, Lacan e i suoi seguaci furono espulsi dall’Associazione Internazionale di Psicoanalisi. Di conseguenza Lacan ha continuato a fondare nuove istituzioni psicoanalitiche per promuovere e sviluppare il suo lavoro che ha dichiarato essere un ritorno a Freud in opposizione alle tendenze prevalenti nella psicoanalisi collusiva di adattamento alle norme sociali.

Per molti Lacan non ha operato realmente questo ritorno, in quanto egli effettivamente recupera l’insegnamento freudiano, e aderisce ad esso con grande rigore, ma al tempo stesso lo amplia, lo adatta anche ad ambiti in cui non era mai stato applicato, come ad esempio la clinica delle psicosi.

L’insegnamento di Lacan è importante in quanto fonda uno stretto legame tra Psicoanalisi, Linguistica e Antropologia. Di fondamentale importanza infatti per la teoria lacaniana è l’affermazione: “l’inconscio è strutturato come un linguaggio”.

Tale affermazione è nata dall’incontro che Lacan fa con la grande scienza linguistica di Ferdinand De Saussure e Jakobson. La linguistica è la disciplina che studia la facoltà di linguaggio, e Lacan notò che esistono innumerevoli correlazioni tra mondo linguistico e mondo psichico, al punto che essi forse sono pensabili come un’unità.

Oltre alla linguistica, che appunto a quel tempo iniziava a definirsi come “linguistica strutturale” (teoria che prevede lo studio di un sistema, ad esempio quello del linguaggio o quello della psiche, come costituita da diversi elementi i quali però non sono separabili tra di loro, in quanto aspetti interconnessi della stessa unità),

Lacan dialoga anche con l’antropologia strutturale di Lévi-Strauss e la fenomenologia, dalle sue applicazioni filosofiche nella fenomenologia Husserliana, alle sue applicazioni cliniche, nell’Antropoanalisi di Binswanger, una scuola di psichiatria fenomenologica nata in contemporanea alla psicoanalisi freudiana, e che Lacan tiene in grande considerazione nell’elaboraizone di una nuova e più ricca psicoanalisi.

Psicoanalisi relazionale

La psicoanalisi relazionale è una scuola di psicoanalisi negli Stati Uniti che sottolinea il ruolo delle relazioni reali e immaginate con gli altri nel disturbo mentale e nella psicoterapia.

La psicoanalisi relazionale è una scuola di pensiero psicoanalitico relativamente nuova ed in evoluzione, considerata dai suoi fondatori un cambio di paradigma nella psicoanalisi.

I relazionalisti, d’altra parte, sostengono che la motivazione primaria della psiche è essere nelle relazioni con gli altri. La rete di rapporti umani sono al centro della teoria relazionale. Di conseguenza le prime relazioni, di solito con i caregiver primari (ad esempio gli educatori genitoriali), modellano le proprie aspettative sul modo in cui i propri bisogni vengono soddisfatti.

Pertanto, desideri e stimoli non possono essere separati dai contesti relazionali in cui sorgono; la motivazione è quindi vista come determinata dall'interazione sistemica di una persona e del suo mondo relazionale.

Gli individui tentano di ricreare queste prime relazioni apprese in relazioni in corso che possono avere poco o nulla a che fare con quelle prime relazioni.

Questa ricreazione di schemi relazionali serve a soddisfare i bisogni degli individui in un modo conforme a quanto appreso da bambini. Questa ricreazione è chiamata enactment.

Nel trattare i pazienti, gli psicoanalisti relazionali sottolineano un misto di attesa e spontaneità autentica.

Alcuni psicoanalisti orientati alla relazione evitano la tradizionale enfasi freudiana sull’interpretazione e sulla libera associazione, sottolineando invece l’importanza di creare una relazione viva e genuina con il paziente, e questo è anche uno dei miei orientamenti fondamentali.

Tuttavia, molti altri attribuiscono grande importanza al concetto winnicottiano di “trattenere” e sono molto più limitati nel loro approccio, dando generalmente peso a interpretazioni ben formulate fatte in quello che sembra essere il momento giusto.

Nel complesso, gli analisti relazionali ritengono che la psicoterapia funzioni meglio quando il terapeuta si concentra sullo stabilire una relazione di guarigione con il paziente, oltre a concentrarsi sulla facilitazione dell’interiorità.

​Così facendo, i terapeuti liberano i pazienti dagli schemi ripetitivi di relazione con gli altri che credono mantengano la psicopatologia.

PARLIAMO   

Studio di Psicologia a Milano
​Dr. Barbara Funaro
Viale Premuda 10                          
20129 Milano  

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