Tablet, cellulari, smart TV e accesso ai social illimitato. Quali sono i rischi per i bambini? E come proteggerli? Nell’era di Internet 2.0 si discute spesso di quali possano essere gli effetti dei social network sulle persone, e in particolar modo su bambini e adolescenti. A volte, però l’attenzione sulla tematica si riacuisce solo a causa di eventi drammatici. Il caso della bambina siciliana, morta nel tentativo di emulare dei contenuti probabilmente visionati sul social Tik Tok, ha tristemente riscosso gli animi e chiamato a raccolta il nostro senso morale. La piccola, di soli 10 anni, secondo le prime ricostruzioni, potrebbe essersi lasciata coinvolgere in una social challenge, una sfida di resistenza fatale: quella dell’asfissia. Così, per gioco, la bambina si sarebbe stretta una cintura al collo, per poi essere rinvenuta in bagno quando ormai non respirava più. La procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per presunta istigazione al suicidio, anche se sul telefono della bambina non è stato ancora rinvenuto alcun dato rilevante. È innegabile, però, che Internet e i social restino i sospettati principali per questa tragedia. I supporti tecnologici che spesso affidiamo ai bambini come giocattoli, quanto possono rivelarsi dannosi? Quanto è aumentato l’utilizzo dei social da parte dei più piccoli durante la quarantena? E come possiamo tutelare i bambini, senza limitare le loro libertà? Paragraph. Clicca qui per modificare. I social network per bambini e adulti, tra rischio e comoditàI social network, luoghi d’incontro digitali, si declinano oggi in innumerevoli versioni, attraenti per grandi e piccini: Instagram, Twitter, Snapchat. Il più popolare tra i bambini è TikTok. Nonostante le differenze tra nomi e interfaccia, tutti questi social sono accomunati da funzioni simili: creare contenuti, condividerli e interagire. Ai bambini, e ancora a molti adulti, tutto ciò potrebbe apparire simile a un gioco, ma non è così; la realtà virtuale, infatti, è vera e pericolosa come quella vissuta in carne e ossa. I social in sé non nascondono alcun “germe del male”; sono le persone, e il loro modo di utilizzarli, il problema Se sfruttati saggiamente, da bambini e non, i social network sono delle ottime piattaforme di scambio informativo, favoriscono i rapporti interpersonali, rendono possibile conoscere culture nuove, condividere le proprie opinioni e confrontarsi sulle proprie passioni. I bambini odierni, approcciandosi a Internet senza spirito critico, finiscono spesso per vedere solo questo lato della medaglia: i social sono un modo per ottenere visibilità, per gareggiare con i coetanei, per osannare web star poco più grandi, spesso per niente preoccupate dell’età dei propri followers. E così quegli stessi social tanto all’avanguardia, soprattutto in mano a bambini e adolescenti, diventano covo di numerose criticità: sottrazione di dati personali, circolazioni di foto intime, carrellate di fake news, esposizione a contenuti dannosi, alienazione e distorsione della realtà. Il problema principale è la sovrabbondanza: i social contengono tutto ciò che esiste e potrebbe esistere, in quantità esorbitanti, e effettuare una selezione qualitativa, in questo contesto, risulta complesso per chiunque, e in primo luogo per i bambini. Bambini e social network: le componenti psicologicheUno degli effetti del lockdown sui bambini è stato l’avvicinamento massiccio ad internet nell’ultimo anno. I bambini usano Google Meet per studiare, Skype per incontrare gli amichetti, TikTok e Instagram per essere sempre vicini ai propri interessi. Già prima della chiusura, secondo le fonti statistiche, almeno il 50% dei bambini tra gli 8 e i 10 anni usava regolarmente il cellulare per accedere ai social. Non si tratta di un dato negativo a priori: è normale che i bambini moderni, nativi digitali, trovino sui social gran parte del divertimento che molti di noi erano abituati a rintracciare “fuori”. È probabile che un bambino contemporaneo possa decidere di ascoltare un brano su Youtube o Spotify mentre gioca a calcio in cortile. Le due categorie di passatempi non si escludono. Il vero problema si presenta quando i genitori, per primi, non capiscono che i due universi sono collegati, e sottovalutano la potenza dei materiali messi a disposizione dei figli. Dare un cellulare con accesso ai social a un bambino piccolo, senza preoccuparsi di accompagnarlo nella fruizione, corrisponde a lasciarlo da solo in una strada affollata, esposto a pericoli e intemperie di ogni tipo. I bambini, ancora inconsapevoli, non comprendono a pieno le dinamiche né del mondo vero né di quello social: i video, le foto, le notizie rintracciate in quel contesto, se non filtrate, possono creare confusione, fanatismo, attaccamento a verità distorte, ansia e dipendenza. credit: infografica kasperskylab I social network rendono possibile manipolare l’identità e i bambini, che non ne possiedono una ancora stabile, potrebbero identificarsi in questo o in quel contenuto, imitandolo e distaccandosi dalla realtà attorno a loro. Tramite i social, inoltre, agiscono spesso malintenzionati che, approfittando dell’anonimato, diventano veri e propri predatori di minori. I bambini, impossibilitati a distinguere il bene da male, possono legarsi a questi uomini senza volto, e finire per essere intrappolati dalle loro lusinghe. Da un punto di vista psico-linguistico e psicosociale, infine, è indubbio che un eccessivo uso dei social penalizzi lo sviluppo linguistico dei bambini, ma anche la loro capacità di relazione corpo a corpo: le regole del vivere civile, allentante sui social, spariscono anche nel mondo reale. E così, se un bambino è aggressivo e superficiale sul web, traferirà questi atteggiamenti anche all’esterno. Le sfide social: cosa sono e perché attirano i bambini?Il mondo dei bambini, come quello degli adulti, è basato su rapporti di potere. L’autorità e l’ammirazione, spesso, sono conferite a quei soggetti che si dimostrano impavidi, forti, capaci di affrontare determinate sfide, più o meno rischiose. Un tempo, queste gare fatali si svolgevano tra bambini vicini di casa, o nei cortili delle scuole, ma adesso, grazie ai social, il fenomeno è diventato globale, e sempre più minori vengono esposti al pericolo. Alla blackout challenge, sfida dell’asfissia, sui social se ne accostano parecchie altre, spesso inventate da influencer adulti, oppure ispirate a prodotti multimediali (film, videogiochi, serie TV). Così, ci ritroviamo di fronte bambini che cercano di camminare bendati, piccoli coetanei che si infilano in bocca capsule di detersivo, o adolescenti che ingollano quantità di alcol spropositate. Il problema, come sempre, non è la Rete o il social in sé, ma il degenerare del suo sfruttamento, in un’età tanto delicata come l’infanzia/adolescenza. I bambini, da piccoli, si abituano a vedere sempre e comunque i loro bisogni soddisfatti. Il confronto con la pazienza e la frustrazione arriva in un secondo momento, permettendogli di capire quali siano i loro limiti. È proprio il limite posto dal rischio, però, che molti bambini faticano ad accettare, e l’utilizzo dei social serve per dimostrare ai pari la propria indistruttibilità, per nutrire la propria autostima, sottoponendosi a challenge fuori da ogni logica. La mancata valutazione dei fattori di rischio, l’euforia collettiva, la carenza d’ascolto da parte degli adulti e il distacco dalla realtà possono condurre i bambini, attraverso i social, su una strada molto pericolosa. Bambini sui social: 5 consigli come proteggerliDa bambini ci insegnano ad attraversare la strada guardando sempre sia a destra che a sinistra. Sui social funziona allo stesso modo: ai bambini deve essere insegnato come agire, per far sì che li utilizzino coscienziosamente. Mamma e papà, oltre a dare il buon esempio, hanno il compito di imporre regole ben precise, che accompagnino i bambini a una fruizione consapevole dei social e della rete. Alcune precauzioni utili potrebbero essere:
ConclusioneIl rapporto genitori-figli, insomma, deve essere aperto, trasparente e basato sulla cooperazione.
In questo modo, potremo evitare ai bambini malesseri psicologici, disagi sociali e, spesso, anche danni ben peggiori, che superano la barriera social e causano tragedie del tutto reali. Se il bambino dimostra un attaccamento morboso per i social, è consigliabile far intervenire uno specialista. Per questo, le porte del mio studio di psicoterapia a Milano sono sempre aperte anche ai bambini. Quante ore al giorno tuo figlio trascorre sui social network? Sei preoccupato per il tempo che tuo figlio trascorre online ma non sai come gestirlo?
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